Strasburgo e la magia del Natale

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Poco dopo essere sceso dal treno sento di avere il fiato corto; non è l’affaticamento del camminare. Tra la stazione di Strasburgo e Petite France ci sono un ponte ed alcune centinaia di metri: nel mezzo c’è un posto di  blocco per il controllo di valige e zainetti. La campana della Chiesa di Saint Pierre le Vieux suona mezzogiorno mentre intorno nessuno osa dire alcunché. Una fitta allo stomaco accentua il disagio per essere qui ora. Non è stata una scelta facile, non è stata fatta a cuor leggero. Negli sguardi di chi mi sta intorno avverto il medesimo stato d’animo. Solo pochi giorni fa qui è stato seminato il terrore: ce n’è ancora traccia nell’aria, ma tutto è stemperato da una calma artificiale. Con lo sguardo basso mi avvicino ad un punto informazioni, la ragazza sorride gentile. È probabile che intuisca la difficoltà di chi le sta di fronte e cerca di far capire che siamo benvenuti.

Mi addentro in una serie di stradine deliziose. Un leggero sole schiarisce il cielo ed il mio umore. I mercatini di Natale si animano e Strasburgo comincia a riempirsi di gente. Il profumo di spezie e vin chaud è ovunque, c’è una certa allegria. La gentilezza dei venditori francesi allenta definitivamente la tensione, poi scende la sera ed il buio fa il resto.

Strasburgo viene avvolta dalla magia del Natale: le luci, la musica, le risate della gente. L’eccitazione diventa contagiosa, l’entusiasmo trascina tutti in un viaggio nella fantasia: non c’è spazio per la violenza, non c’è spazio per il terrore, anche se la memoria non può essere cancellata.

Mi piacciono i libri di carta, le magliette con i disegni, le matite ed il vino, quello buono. Leggo, cammino, scrivo.

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