C’è vita nella “Bijela Kuca”

Dalla terrazza dell’hotel Bijela Kuca si intravede il porto di Bol e la collina che lo protegge, il cimitero che si affaccia sul mare ed il monastero dei domenicani che rende la spiaggia sottostante particolarmente affascinante. Il mare cristallino è all’altezza della fama che accompagna la Croazia da sempre. I turisti saranno soddisfatti di alloggiare in un posto così esclusivo!

Almeno cosi doveva essere più o meno quarant’anni fa. Si perché, l’hotel Bijela Kuca, oggi è abbandonato.

Dopo aver percorso una strada dal nome impronunciabile, mi sono trovato davanti questa costruzione di pietra bianca un po’ retrò ma con un certo fascino, le porte sbarrate e l’insegna imbrattata ed arrugginita. Mi sono incuriosito nel vedere un edificio in rovina in uno dei punti più belli dell’isola.

Dopo una breve ricerca ho scoperto che nel 1936 i frati domenicani costruiscono un edificio per farne un seminario: La Bijela Kuca, appunto. Diventa un hotel vero e proprio trent’anni dopo, quando la società Zlatni rat ne fa il punto di riferimento del turismo dell’isola di Brac. Dal ’90 al ’95 del secolo scorso, la Croazia è coinvolta in diversi conflitti che allontanano i turisti per diversi anni. La Zlatni rat accumula così tanti debiti da essere costretta a cedere la proprietà dell’hotel al comune di Bol; da allora è in totale abbandono.

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Ne attraverso il cortile come fanno in tanti per raggiungere la spiaggia. Il grigiore cherth ti aspetti trasudare da mura abbandonate è invece ricoperto da splendidi graffiti. Affreschi che, colpiti dal sole, diffondono colori così vivaci da far scappare i fantasmi che abitano questo posto. Il merito è di Graffiti Na Gradele 2017, un festival che raccoglie diversi artisti croati che popolano questo luogo per alcuni giorni: graffiti, musica, workshop, in una cornice molto scenografica (vi invito a vedere i video della manifestazione qui).

Addentrarsi nella “Casa Bianca” (traduzione dal croato), non è come visitare un edificio abbandonato qualsiasi. Non ti fermi a pensare a chi possa averci soggiornato o alle storie di cui è stato testimone. Non ci sono rumori strani da ascoltare, non c’è un’atmosfera tetra, perché non c’è il silenzio. E’ un passaggio per raggiungere la spiaggia e c’è chi ci fa yoga o si allena con lo skateboard. La Bijela Kuca ha una sua vita ed i graffiti di Graffiti Na Gradele ne esaltano l’essenza.

Lo stato di abbandono della Bijela Kuca è di sicuro un delitto per l’economia turistica di Bol, ma preserva l’atmosfera tranquilla che si gode nelle spiagge vicine e forse, è meglio così.

 

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