A Firenze, sotto la stazione, c’è un posto dove puoi comprare libri. Non una libreria, ma una sorta di stand con la vetrina, dove si illuminano gli occhi di chi apprezza libri fotografici, di architettura e cose strane. In uno scatolone ho scovato un libro che sembrava non meritare attenzione. Quando l’ho visto con la copertina rossa, le scritte gialle e tutte le pagine macchiate dal tempo, ho avuto un sussulto: ENZO BIAGI “Senza dire arrivederci”. L’avevo dimenticato, me ne sono vergognato. Tanti anni senza leggere Enzo Biagi.
E’ lui che mi ha raccontato l’Italia di mio nonno e di mio padre. E’ lui che mi ha aperto gli occhi sull’Italia della mia adolescenza. Ricominciare a leggere Biagi è stato come tornare a casa dopo un lungo viaggio. Ho ritrovato la narrazione piena di nostalgia nel ricordare gli avvenimenti della vita sua e degli altri. L’eleganza nel porre domande scomode. La maniacale e malinconica descrizione dei luoghi e dei personaggi. L’immediatezza con la quale Biagi riusciva a farsi capire da tutti.
Credo sia di Biagi il primo libro che ho letto: “Mille camere”, quelle degli alberghi frequentati duranti i suoi reportage da tutto il mondo. Nelle prime pagine del libro c’è una citazione: “E’ giunto il tempo di sciogliere le vele” ed io ho cominciato a sognare.
Rieccomi! Conosco bene la libreria di cui parli: ci vado ogni tanto per comprare un Urania o un giallo Mondadori. Uno dei due commessi nonostante l’età relativamente giovane è un grande intenditore di arte: ricordo che una volta intrapresi con lui un’interminabile e piacevolissima discussione su Dalì.
A me invece l’Italia di mia nonna l’ha raccontata questo film: https://wwayne.wordpress.com/2014/10/22/poveri-ma-felici/. L’hai visto?
Non ho visto il film (andrò a cercarlo). La libreria è davvero particolare come i suoi commessi… Quando passo da Firenze è una tappa fissa.
A presto