#unViaggioUnLibro: un'incredibile suggestione
Sono in trattoria per consumare un pranzo veloce. Uno di quei posti dove con pochi euro mangi un antipasto ed un primo e bevi pure un bicchiere di vino; dove non si da molta importanza a come è preparata la tavola o guarnita una portata. Ci sono pochi tavoli e tutti occupati. Vicino al mio c’è un signore dall’aria austera, potrebbe essere un professore in pensione, è ben pettinato con gli occhi che riflettono un certa inquietudine anche se sorride sereno. Una cameriera dall’atteggiamento lascivo, si muove con esperienza tra i tavoli, seminando allegria. Mentre serve al professore un limoncello, si sente domandare se la sera prima ha visto su RaiUno “Conversazione su Tiresia” di Camilleri. Con una finta risata si allontana, ponendo la stessa domanda a me per togliersi dall’imbarazzo di dover rispondere. Il professore mi guarda dritto negli occhi chiedendomi chi sia Tiresia e senza aspettare la risposta quasi mi urla: “Se tu avessi capito quello che dice Tiresia, avresti capito come risolvere i tuoi problemi”.
Ho comprato il libro ed il giorno seguente sono partito per un lavoro a Bassano Romano.
Guido guardando l’auto davanti a me come se mi stesse trainando. La mente si distrae in diverse divagazioni, ma tornano le parole del professore del giorno prima“…avresti capito come risolvere i tuoi problemi”; quegli occhi strani…
Cedo la guida e comincio a leggere questo che sembra un libricino veloce:
“Diventare donna non significa solo perdere gli attributi maschili e ricevere in cambio quelli femminili, è qualcosa di più sconvolgente. Vale a dire ricevere un cervello di donna.
E questo mi atterrì.
Meglio non conoscere a fondo i pensieri che possono agitare la mente di una donna. Un cervello affollatissimo: piccole esigenze quotidiane convivono accanto a grandi quesiti universali, un flusso continuo di cose da fare e altre da pensare. Tutto questo sempre in contemporanea, senza requie, senza riposo. Un inferno!“
La strada che porta a Bassano Romano diventa piacevole e cercando la soluzione ai miei problemi nelle parole di Camilleri, arrivo a destinazione.
Palazzo Giustiniani Odescalchi non sembra nascondere grandi misteri, l’attraverso con sufficienza.
La giornata trascorre uguale a molte altre: finzioni, ricostruzioni di vita d’altri tempi.
“Venni trascinato con la forza nella reggia davanti a Edipo. […]. Ma io resistetti alle sue offese, non perché temessi di dirgli la verità, e cioè che era stato lui a uccidere inconsapevolmente suo padre Laio e a giacere altrettanto inconsapevolmente con sua madre Giocasta, no! Io lo feci per voi, perché sapevo, prevedevo, che un giorno sarebbe nato un tale di nome Sigmund Freud e lui si, con la sua teoria del complesso di Edipo, avrebbe rovinato la vostra esistenza, raccontandovi che tutte le vostre turbe nascono dal fatto che da piccoli avete desiderato vostra madre e tramato contro vostro padre.“
Le parole di Tiresia rimbombano nelle sale vuote del palazzo. Vengo assalito dall’irrefrenabile necessità di scattare foto, rubare tagli di luce: come se fossi un esploratore di ghost town. Inaspettatamente, gli affreschi delle volte cominciano ad esercitare un certo fascino sul mio istinto, come se nascondessero rappresentazioni di ammonimento, come se volessero rimproverarmi di aver fatto qualcosa di cui dovrei pentirmi.
Devo scacciare il pensiero che lo spirito di Tiresia possa abitare le stanze del palazzo di Bassano Romano e voglia rivelarmi qualche segreto. Un’ indescrivibile suggestione mi sta raggirando: gli occhi arcigni di un professore, il testo di un poderoso libricino ed un breve viaggio nella provincia italiana, sembrano la trama di un thriller degli anni ottanta. Ma non c’è soluzione, non c’è il colpevole. Si fa sera, tutto tace, il portone del palazzo si chiude alle mie spalle e resta solo il respiro.
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